Alle origini… c’era l’Immacolata

Suor Piera Cavaglià FMA

Il titolo richiama le parola del Papa alle Capitolari il 22 ottobre 2021: “Non dimenticate la grazia delle origini, l’umiltà e la piccolezza degli inizi che resero trasparente l’azione di Dio… Maria Ausiliatrice vi aiuterà: siete sue figlie!”

E il titolo richiama anche la ferma convinzione di don Bosco: “Tutte le nostre cose più grandi ebbero principio e compimento nel giorno dell’Immacolata”. 

L’Immacolata è alle origini della nostra storia, ma è anche al termine, cioè è la pienezza, il compimento del sogno di Dio che ci vuole, in Gesù, “sante e immacolata nell’amore”.

Siamo quasi alla vigilia dell’anno in cui facciamo memoria del 150° della fondazione dell’Istituto ed è bello ritornare alle origini e ripartire dalla origini per vivere con responsabilità il presente e preparare il futuro.

Lo facciamo non come sterile nostalgia di un passato, come se fosse un “pezzo di museo” da conservare, come ci ha detto il Papa nel discorso alle Capitolari, ma come “realtà viva”, sorgente sempre nuova di vitalità. 

Quando pensiamo all’Immacolata qualcuna di noi forse pensa ad una statua tutta bianca, ad una donna perfetta, ma un po’ lontana dalla nostra realtà umana…

Per don Bosco e Maria D. Mazzarello l’Immacolata è la Madre, il grembo nel quale siamo state plasmate come prime comunità salesiane nella Chiesa.

Siamo nate grazie a Maria Immacolata! La sua presenza di madre, la sua bellezza e la forza d’amore della sua maternità che genera un cambiamento ha attirato i primi giovani a Valdocco e così a Mornese. Maria li ha fatti innamorare di Gesù. 

Questa è la sua missione, come il Papa ci ha detto il 22 ottobre richiamando le parole di Maria nelle nozze di Cana «Fate tutto quello che Egli vi dirà» (Gv 2,5). “È il gesto più bello della Madonna: la Madonna mai prende per sé, mai! Sempre indica Gesù. Pensate a questo: imitare la Madonna e fare lo stesso”.

Alle nostre origini si trova un fascino per l’Immacolata non tanto come oggetto di devozione, ma come presenza che tocca la vita e che quindi ha un valore performativo. Questo significa che la relazione con Lei diventa un vero e proprio cammino “performativo” nel senso che attraverso tale relazione diventiamo poco a poco come Lei donne aperte allo Spirito, capaci di trasparenza e gratuità nell’amore, e ausiliatrici con l’Ausiliatrice tra i giovani più poveri, specialmente attraverso la nostra missione educativa.

Maria ha preparato silenziosamente e a lungo (1855-1872) il cuore, la vita delle nostre prime sorelle FMA ad essere segno della sua presenza nel mondo e in particolare nella relazione con le giovani e i giovani.

 

Maria Immacolata: grembo vitale della nostra Famiglia 

Se ripercorriamo le tappe del cammino della Congregazione salesiana e dell’Istituto delle FMA costatiamo con stupore che di tutto noi siamo debitori a Maria Immacolata!

La sua presenza viva, l’amore filiale per lei, si può considerare il “grembo” vitale in cui si è plasmata la nostra Famiglia religiosa. In questa luce mariana sono cresciuti a Valdocco i primi Salesiani, i primi giovani, e a Mornese le prime FMA e le prime ragazze!

E quello che ci colpisce e ci riempie di stupore è che questo clima mariano si intensifica lungo gli anni, si rinnova nelle sue forme, e si amplifica fino a diventare un “cerchio” di luce e di amore filiale che abbraccia il mondo. Quell’”Ave Maria” che ogni anno, l’8 dicembre, trova tutta la Famiglia Salesiana unita alle ore 12.00, è segno di una consapevolezza di famiglia, di un legame d’amore che non si può né si intende interrompere.

Nella Chiesa, dalla prima metà dell’Ottocento, era diffusa una forte spiritualità mariana che sfociò nel 1854 nella definizione del dogma dell’Immacolata e nel 1858 nelle apparizioni a Lourdes.

Ma già nel 1830 l’Immacolata era apparsa a Parigi alla novizia Visitandina Caterina Labouré e da allora ella fece coniare la cosiddetta Medaglia miracolosa per richiamare le infinite benedizioni di Maria sui suoi figli e figlie.

Questo amore all’Immacolata ha percorso tutta la Chiesa, ha suscitato associazioni, movimenti, santità feriale dove preghiera e missione si sono armonizzate.

A seguito della proclamazione del dogma, diverse Congregazioni religiose maschili e femminili hanno sottolineato fin dal loro nome una particolare devozione a Maria ricordata con il titolo di Immacolata.

Vediamo due immagini di Maria Immacolata di quel periodo:

  • L’Immacolata del miracolo apparsa all’ebreo Alphonse Ratisbonne il 20 gennaio 1842 a Roma nella Chiesa di S. Andrea delle Fratte. Maria, con la sua presenza luminosa, toccò il suo cuore che si convertì al Cristianesimo e da allora quella Chiesa si chiama S. Maria del miracolo.
  • L’8 dicembre 1857 Pio IX inaugurò e benedisse a Roma in Piazza di Spagna il monumento a Maria Immacolata e dal tempo di Pio XII, cioè dagli anni Cinquanta tutti i Papi si recano ogni anno nella festa dell’Immacolata a deporre una corona di fiori come omaggio a Maria.

Era una spiritualità che presentava un indissolubile intreccio di consacrazione e di missione. Il contemplare Maria rende il cuore aperto e creativo nella missione.

Lo vediamo con evidenza nella vita di don Bosco fin dal sogno dei 9 anni. Il mandato che riceve da Gesù e da Maria è un mandato missionario: “Ecco il tuo campo”: erano i giovani da educare alla scuola di una Maestra che gli additava uno stile di approccio nuovo “non con le percosse, ma con la mansuetudine e la carità”.

Quando finalmente don Bosco inizierà ad occuparsi dei giovani con l’oratorio sarà l’8 dicembre 1841. Don Pietro Braido, acuto studioso del Fondatore, scrive che quello non è tanto “inizio cronologico quanto la rappresentazione dell’inaugurazione di un modo di incontro del prete con i giovani, nel ruolo di adulto che soccorre, benefica, salva. Si distingue chiaramente dall’adulto, “chierico di sacrestia”, diffidente, sprezzante nei confronti del giovane, dimesso, povero, che non sa servir la Messa e osa mettere piede in un luogo riservato a persone familiarizzate col sacro”.

In quella data mariana si inaugurava il modello del “nuovo prete della carità sociale” e in quel giovane – di cui finora non si è individuata l’origine storica e anagrafica – sono raffigurati tutti i giovani senza confini di spazio e di tempo. E in quell’incontro successo non per caso nella festa dell’Immacolata vi è l’origine “terrena e celeste” dell’oratorio. Qui don Bosco rinvia quell’inizio ad un’”eccelsa Protagonista”, ad una Madre che non cesserà di ispirare, accompagnare, proteggere la sua opera. 

Don Lemoyne scrive che la festa dell’Immacolata divenne la festa prediletta da don Bosco. Egli diceva con sicura certezza: “Maria fu sempre la mia guida”.   

 

Con M. Immacolata nasce – a partire dai/dalle giovani – un nuovo carisma nella Chiesa

A Valdocco e a Mornese si respirava un filiale amore a Maria Immacolata che pervadeva ogni aspetto della vita comunitaria e pastorale.

È quasi naturale che in quest’atmosfera sorgessero associazioni, gruppi di impegno, Pie Unioni, Compagnie.

A Valdocco l’8 giugno 1856 sorge la Compagnia dell’Immacolata. 

A Mornese, il 1° abbozzo del regolamento della Pia Unione delle Figlie dell’Immacolata è del 1853. L’inizio ufficiale della Pia Unione, a cui fa parte Maria Domenica, è il 9 dicembre 1855. Nella stanzetta in cui si radunavano vi era il quadro donato da don Pestarino raffigurante l’Immacolata con S. Teresa e S. Angela Merici.

Nella Mostra del carisma conserviamo la medaglia delle prime Figlie dell’Immacolata di Mornese.

Confrontando queste due Associazioni si scoprono caratteristiche simili:

  • Sono fondate da giovani e loro stessi stendono il Regolamento.
  • Sorgono in un ambiente fervido di amore a Maria Immacolata e all’Eucaristia. Sono giovani che vogliono onorare Maria, imitarla e farla amare. Desiderano modellare la loro vita su quella di Gesù e di Maria. Scriverà don Bosco nella biografia di Domenico Savio: “L’ispirazione a dar vita a questa Pia Società fu tutta di Maria”.

L’amore intenso e affettuoso a Maria è il nucleo fondante dell’Associazione. Nel Regolamento della Compagnia dell’Immacolata traspare la freschezza di uno spirito giovanile, entusiasta e al tempo stesso concreto: “Scrivere i nomi di Gesù e di Maria prima nel cuore e nella mente e poi sui libri e sopra gli oggetti che possono cadere sott’occhio”.

L’amore a Maria non è idealistico o generico, ma porta ad un rinnovamento della vita, alla conversione del cuore: “Una sincera, filiale, illimitata fiducia in Maria, una tenerezza singolare verso di lei, una devozione costante, ci renderanno superiori ad ogni ostacolo, tenaci nelle  risoluzioni, rigidi verso di noi, amorevoli col prossimo ed esatti in tutto”.

Nel Regolamento della Pia Unione delle Figlie dell’Immacolata si legge nell’articolo sul fine generale dell’associazione: “Cooperare alla gloria di Dio… col buon esempio, colla frequenza dei santi sacramenti, devozione alla Passione di N.S.G.C.; devozione tenera e particolare alla nostra Madre Vergine santissima e questo sia la divisa e il fine della Pia Unione”.

  • Queste due Associazioni sono privilegiate esperienze di formazione e di amicizia spirituale profonda, semplice, costruttiva. A Valdocco: “quelli che vi aderirono erano tutti amici”. Amici che volevano aiutarsi a divenire sempre più aperti allo Spirito e ad “esercitare una carità reciproca tra i compagni”.

A Mornese troviamo anche un gruppo di amiche: “Essere unite in Gesù di cuore, di spirito, di volontà” solo con il fine di sostenersi, aiutarsi, incoraggiarsi. Desideravano creare tra loro un’amicizia aperta e feconda, per questo si proponevano di “evitare ogni amicizia particolare ed un’eccessiva confidenza”. 

  • Queste associazioni sono improntate ad un intenso spirito missionario che si esprime in un’armonia tra preghiera e attività apostolica. Don Caviglia scrive che la Compagna dell’Immacolata esercitava “un ministero di bontà sociale” e di “socialità spirituale”. Era un fermento positivo nell’ambiente di Valdocco. Ogni membro doveva prendersi a cuore un compagno dei più discoli ed aiutarlo quasi senza farsi accorgere, attraverso l’amicizia, la testimonianza, la gioia.

A Mornese ci si proponeva di “inculcare il bene in tutti quelli che si può” e si nominano: “donne, figlie [ragazze], ed anche giovani e uomini”, persone ricche e povere. La Cronistoria dirà di Maria Mazzarello che la sua preferenza erano le più birichine. Se fosse possibile si vorrebbe “abbracciare tutti i paesi e tutto il mondo”. Nel Regolamento delle FMI si legge: “Le anime davanti a Gesù Cristo sono tutte preziose ugualmente”.

  • Un altro elemento in comune nelle Associazioni che hanno Maria Immacolata come patrona e modello è la concretezza nell’impegno spirituale che si esprime nella fedeltà ai doveri quotidiani, oltre che nell’ardore apostolico. Quando si parla di pratiche di devozione si legge: “Non è fissata alcuna preghiera all’infuori di quelle stabilite dall’Oratorio”. Si scende poi a molti particolari fino a dire ad es. Non lamentarsi “degli apprestamenti di tavola”.

E nel regolamento della Pia Unione di Mornese si indica chiaramente che occorre “guadagnare” altre persone al bene “a costo di qualunque persecuzione di parenti, amici, popoli, anche di religiosi che predicassero in contrari”. I mezzi indicati per diffondere il bene sono il buon esempio, la frequenza ai Sacramenti, la devozione alla Passione di Gesù e a Maria SS.

Don Caviglia costata che il Regolamento della Compagna dell’Immacolata è come lo specchio della vita di don Bosco e dell’Oratorio: “Ad ogni articolo affiora lo spirito salesiano”.

 

Maria Immacolata Ausiliatrice, sorgente di vitalità salesiana

Celebrare Maria Immacolata è per noi celebrare la bellezza di una carisma nato dal cuore di Dio e di Maria Immacolata Ausiliatrice. 

Rivisitare il carisma è impegnarsi ad esprimere la sua vitalità nell’oggi. “Da questo deriva la vera “giovinezza”, perché lo Spirito fa nuove tutte le cose”.

Per noi FMA, per le comunità e per le giovani che ci sono affidate Maria prima che una devozione, cioè oggetto di preghiera e di pratiche devozionali, è una PRESENZA che accompagna la crescita dei giovani e fa fiorire, mediante l’opera dello Spirito Santo, la santità nel cuore delle persone e nell’ambiente.

Maria l’Immacolata con le varie associazioni sorte nella Chiesa e che portano il suo nome, ha voluto indicare al mondo: “nuove vie di purezza”, in un mondo che ha sempre più bisogno dell’ossigeno della bellezza, della bontà, della limpidezza dell’amore.

Maria non chiede di assomigliare a lei, ma rimanda a Gesù: “Fate quello che lui vi dirà”.

Ci aiuta a ritrovare la forza delle radici e ad andare in profondità per diventare sempre più ciò che siamo, ciò che Dio attende da noi, cioè sempre più conformate a Gesù, sempre figlie, sorelle, madri. Maria è la sintesi di ciò che ognuno di noi è chiamata ad essere. 

Nel Documento sulle Linee della missione educativa delle FMA al n. 96, vi è un paragrafo ricco di elementi della tradizione biblica e salesiana che è come una perla preziosa nella riflessione dell’Istituto su Maria. Nell’itinerario di fede Maria ci è guida all’incontro con Gesù. In lei infatti, «creatura umana maggiormente conformata a Cristo», «la natura umana raggiunge il culmine di perfezione e di bellezza», può quindi indicarci la meta da raggiungere».

Riferendosi a Maria Immacolata il Documento precisa: «In quanto Immacolata, Maria è il capolavoro della pedagogia preveniente di Dio, il prototipo dell’opera trasformante della grazia in chi si apre con docilità e fede alla sua azione» (n. 96).

Lei ha realizzato in pienezza il sogno di Dio nella sua vita. È il punto culmine di una storia millenaria di preparazione alla redenzione del mondo: Dio voleva rendere il suo popolo come una sposa santa e immacolata nell’amore. 

Per questo, nel suo infinito amore, si è scelto un popolo, l’ha ricolmato di doni, di predilezioni, fino ad abitare in mezzo ad esso per renderlo come Egli l’aveva sognato. Nonostante infedeltà, peccati, ribellioni, Dio ha sempre cercato di rigenerare il suo popolo, renderlo nuovo con la sua misericordiosa. Il popolo, da parte sua, ha sempre creduto che Dio è capace di fare nuove tutte le cose, egli ricrea, rinnova, fa prodigi di bellezza e di santità nei suoi figli e figlie.

In Maria si compie questa lunga millenaria pedagogia di grazia: in lei c’è la sintesi di un cammino dove da una parte tutto è pura gratuità e dall’altra risposta libera e responsabile al dono.

Il volto giovane di Maria è il riverbero della pienezza di grazia di cui il Padre l’ha ricolmata e anche della risposta che lei ha dato a Lui.

Di questa pienezza di grazia metto in evidenza solo alcuni tratti:

La gratitudine come atteggiamento di vita – Maria nel suo Magnificat riconosce con stupore che tutto in lei è dono, è grazia preveniente, pura gratuità. 

Lei può dire con verità quello che canta il Salmo 138: “Mi hai fatta come un prodigio di bellezza!”.

Dove manca lo stupore c’è la morte dell’amore. Questo è per noi un appello a lasciarci stupire dall’azione di Dio che fa dei capolavori di grazia nella storia e nelle persone e ci sorprende sempre. E quindi è giusto, è coerente vivere in rendimento di grazie per i prodigi che Dio opera nel mondo, nella Chiesa, nei giovani, nelle nostre comunità, nonostante i limiti, le povertà, i peccati. 

Dio fa grandi cose in chi ha un cuore docile, povero, aperto all’azione dello Spirito Santo. La sua potenza trionfa nella debolezza.

La gratitudine è generata in noi dall’esperienza del sentirci figlie amate. La mancanza del senso filiale causa la mancanza di gratitudine. Don Bosco ci ha volute FMA, di qui come da naturale conseguenza scaturisce la nostra identità: essere GRAZIE. Chi vive l’esperienza filiale riconosce che tutto è dono e quindi vive di riconoscenza e fa sua la spiritualità del Magnificat. 

La castità come trasparenza dell’amore –Nelle prime Costituzioni delle FMA don Bosco ha messo al primo posto il voto di castità, a differenza dei Salesiani (obbedienza). Questo esprime un’intenzionale scelta carismatica. Usa un verbo molto significativo: «deve essere coltivata in grado eminente dalle Figlie di Maria Ausiliatrice».

In “grado eminente” lo ritroviamo nelle attuali Costituzioni (cf art. 14), ma il verbo no…. Coltivare evoca una realtà viva che va continuamente curata con delicatezza e fatta crescere. Indica una realtà in continuo sviluppo, che ha i suoi momenti di fatica, di prova; che ha in sé un dinamismo di sviluppo.

Le motivazioni della priorità data alla castità per noi FMA sono due: 

l’amore preferenziale per Gesù (cf art. 16) e la missione educativa che esige di essere un riflesso dell’amore di Dio e della bontà materna di Maria (cf art. 18). Può veramente guidare a maturare nell’amore chi ha fatto una scelta di amore puro, capace di libertà e di gratuità. 

 

Ritrovare la bellezza della filialità Maria è la figlia prediletta del Padre.

Il nostro tempo ha smarrito la filialità, non accetta alcuna dipendenza, vuole l’autonomia più assoluta. La filialità rimanda alla nostra provenienza, alle origini, da dove veniamo: dall’amore dei nostri genitori e da Dio fonte della vita. “La vita di ciascuno di noi, ha affermato il Papa mercoledì 24 novembre 2021 all’Udienza, “è fatta di legami” e lo stesso Figlio di Dio, facendosi uomo “ha scelto la via dei legami, la via della storia”. Senza di essi, tante persone si sentono sole e non hanno la forza e il coraggio per andare avanti”.

L’esperienza filiale è esperienza di gratuità: esisto perché sono stata amata e voluta prima di ogni mia scelta. La vita è quindi pura gratuità, è un accogliersi come dono d’amore.

L’esperienza filiale fonda la fraternità, ci fa sentire fratelli e sorelle e dunque crea la famiglia in quanto potenzia le relazioni tra di noi, con i giovani, nella comunità e nella Chiesa, comunità di figli, di fratelli e di sorelle in profonda comunione.

L’esperienza filiale fonda anche la maternità. Chi si sente figlia amata si impegna ad assomigliare alla madre; assume più facilmente i tratti del dono di sé, dell’amore che promuove la vita. Maria è per noi il paradigma della maternità che accoglie, intercede, accompagna, condivide, promuove la vita e le relazioni. Ci educa a seguire Gesù e ci forma alla tenerezza, a quell’amare senza possedere, a servire senza dominare. Maria ci plasma un cuore di madre, di educatrice che, in Gesù, e come Lei genera vita nel cuore di giovani e delle giovani che ci sono affidati,

Negli Atti del CG XXIV vi sono passaggi molto belli e profondi. Ne cito uno che si riferisce al brano delle nozze di Cana: «Maria prevede, previene e provvede. Esercita con finezza lo stile preveniente di Dio. È modello per noi di sollecitudine materna nella realizzazione del Sistema preventivo tra le/i giovani (cf C 7). […]

Maria ci insegna, come a Valdocco e a Mornese, che la presenza è disponibilità al “vado io” (cf C 32)». Questo implica mettere il bene degli altri prima del proprio, sempre. 

Abbiamo tanto bisogno di riscoprire il cuore materno di Maria che genera vita. Maria come Immacolata Ausiliatrice –leggiamo nella Enciclica “Fratelli tutti” – «vuole partorire un mondo nuovo, dove tutti siamo fratelli, dove ci sia posto per ogni scartato della società» (n. 278).

Ecco tua madre”, ci dice Gesù. E madre Mazzarello ci invita ad essere “vere immagini di Maria”. è come se ci dicessero: Accoglila nella tua casa, contempla quell’immagine per diventare come lei: ausiliatrice con l’Ausiliatrice!

Don Bosco e madre Mazzarello si sono messi alla scuola di Maria e da lei hanno imparato come si ama, come si risponde alle sfide educative del contesto. Maria educa e guida, perché educata dallo Spirito Santo e discepola di Gesù. 

Maria è la prima evangelizzatrice perché evangelizzata, «totalmente modellata dalla Parola».

Il nostro Istituto è nato dallo Spirito Santo attraverso il grembo fecondo di Maria Immacolata e siamo certe che lei continua a generare e rigenerare ogni comunità e ognuna di noi.

Ogni mattina ci troviamo unite per affidarci e riaffidarci a lei, Immacolata Ausiliatrice.

Terminiamo con una preghiera composta alcuni anni fa da madre Yvonne e dal Consiglio generale (8 dicembre 2016).

 

Affidamento dell’Istituto a Maria Immacolata Ausiliatrice

Madre dolcissima, Immacolata e Ausiliatrice nostra,

a te presentiamo oggi l’intero Istituto.

Accoglilo nel tuo cuore di madre,

proteggilo col tuo manto,

sanalo con le tue mani esperte, tenere e forti.

I tuoi occhi lo percepiscono nel profondo, 

al di là delle ferite che intaccano la sua superficie 

e lasciano sgorgare sangue e dolore.

Tu l’hai sognato un giorno, 

l’hai plasmato nel cuore di Main e delle sue compagne,

con quella parola piena di fascino e di fiducia: A te le affido.

L’hai condotto in spazi ampi perché fosse casa di salvezza 

per ragazze e giovani di tempi diversi.

Oggi, con fiducia piena nella tua azione di Madre e Ausiliatrice,

ben consapevoli di non conoscerlo pienamente, 

di non capirne tutte le espressioni, 

di non percepirne tutta la profezia, 

di non sondare né i suoi limiti né la sua ricchezza,

lo consacriamo a te, perché tu te ne appropri ancora,  come creatura tua,

tu lo guidi sui cammini tracciati dal Signore, 

tu lo renda bello, santo,  splendente come una sposa preparata per il suo sposo,

e sia ancora gioia di Dio,

gioia per le giovani e i giovani di ogni razza e colore,

gioia per chi è povero e senza sicurezze,

gioia per la Chiesa e per l’umanità.

Ricevilo, Maria, come una Madre riceve un dono dai suoi figli e figlie.

Noi ci impegniamo con te e ci affidiamo a te, perché sempre tu ci sei Guida, Madre, Amica.

Amen.

 

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